27 gennaio 2010

Week-end a Londra (a basso budget!)

Ormai sono diventata imbattibile nell'organizzare viaggi a basso budget e alto contenuto di divertimento e di cultura. Cosa che diventa ancora più facile se si visitano paesi (come la Germania e l'Inghilterra) dove i principali musei costano poco (o niente) e dove si trova un ristorante ogni dieci metri, per cui la scelta è vasta. Dunque questo è il resoconto di 3 giorni a Londra per la modica cifra di 380 euro (in due, inclusi souvenirs e cibo!).

Innanzitutto la compagnia aerea, la solita Ryanair: col volo prenotato ad ottobre e complice la bassa stagione abbiamo pagato 24 euro a/r (12 euro a testa), meno di quello che pago solitamente per fare Belluno-Ferrara a/r!
Per l'albergo, dopo giorni passati a vagare su booking.com in attesa dell'offerta migliore, mi sono decisa per il Peckham Lodge, albergo ricavato da un bellissimo edificio vittoriano situato a Peckahm, nella periferia sud di Londra. 3 notti in camera matrimoniale con servizi privati e colazione continentale per 115 sterline (circa 130 euro). Il prezzo basso è giustificato sia dal quartiere periferico - ci vogliono circa 20 minuti di autobus per arrivare al Westminster Bridge - sia dal fatto che l'albergo deve ancora essere completato: al momento erano agibili solo il primo piano e parte del piano seminterrato (dove si trovava la nostra stanza). In generale però sono rimasta positivamente stupita sia dalla pulizia della camera e del bagno, sia dal fatto che avevamo disponibile un bollitore per prepararci te' e caffè. Inoltre la camera è stata rifatta e pulita tutti i giorni, e gli asciugamani cambiati. La colazione non aveva una scelta vastissima di cibo, ma era più che dignitosa: caffè, te', pane bianco e integrale, succo di frutta, succo d'arancia, latte, due tipi di cereali, e una gamma di marmellate niente male. Il quartiere è uno dei quartieri multietnici di Londra, ed è abitato perlopiù da neri e indiani, ma è estramamente tranquillo, anche alle due di notte si vedono ragazze camminare da sole o prendere l'autobus, cosa che per esempio a Bologna è abbastanza rara.
Altre circa 60 sterline di spesa se ne sono andate per i trasporti. Innanzitutto 15 sterline a testa per l'autobus (a/r) dall'aeroporto di Stansted a Londra e viceversa. Abbiamo scelto la compagnia meno cara (Easybus) fra quelle proposte, che oltretutto aveva un tempo di percorrenza di circa un'ora, perfettamente nella media e battuto soltanto dai treni, che però erano veramente troppo cari. Inoltre visti i tempi stretti e la necessità di muoverci spesso coi mezzi abbiamo optato per la pratica Travelcard giornaliera, scegliendo l'opzione off-pick (fuori dalle ore di punta, 5,2 sterline al giorno): corse senza limiti su autobus, treni e metropolitane delle zone 1-2 (praticamente tutto il centro e la prima periferia) dalle 9.30 fino alle 4 del mattino dopo. A tutto ciò vanno sommati i 10 euro a/r a testa di Aerobus a Bologna, un vero e proprio furto a danno dei turisti, visto che dalla stazione all'aeroporto Marconi ci vorranno sì e no 15 minuti e basterebbe un autobus della tratta urbana per risolvere la questione!

Foto di Alessandro


SABATO:
Partenza da Ferrara alle 7.30, arrivo a Bologna alle 8.10. Prendiamo l'Aerobus delle 8.15 e per le 8.30 siamo all'aeroporto Marconi. Avendo optato per il check-in online e avendo solo il bagaglio a mano facciamo in tempo a fare colazione dopodiché ci mettiamo in fila al cancello Ryanair per l'imbarco. L'aereo decolla alle 10.05 e atterra a Londra-Stansted alle 11.05 (ora locale), con venti minuti circa di anticipo. Usciamo dall'aeroporto e sbrighiamo le formalità doganali (ovviamente, avendo io la faccia da terrorista, vengo controllata di dritto e di rovescio sia a Bologna che a Londra XD); prendiamo l'autobus alle 12.10 e nonostante il traffico intenso per le 13.30 siamo a Baker Street, proprio di fronte al museo di Sherlock Holmes! Festeggiamo il nostro arrivo a Londra con fish&chips, godendoci la scenetta offerta dal museo fra il finto Bobby e la padrona di casa. Dopodiché prendiamo l'autobus e raggiungiamo l'albergo, dove ci limitiamo a fare il check-in e a lasciare i bagagli, per poi dirigerci verso il Big Ben, la Parliament House e Westminster Abbey. Dopo le foto di rito, compresa quella alla statua di Bodicca citata da Stieg Larsson fra le donne guerriere in una delle mie trilogie thriller preferite, riprendiamo la metro e camminiamo fino a Buckingham Palace, dove si trova anche il bellissimo monumento alla regina Vittoria e all'Impero Britannico. Facciamo ancora un giretto a piedi per le strade del centro, ceniamo in un ristorantino cinese con ramen in brodo di verdure e crolliamo addormentati.

Foto di Alessandro


DOMENICA:
Sveglia alle 8.00 e colazione in albergo. Facciamo una corsa fino alla stazione di Peckham Rye per comprare la Travelcard e ci divertiamo a guardare negozietti etnici con in vendita le verdure più strane, posti dove si "sbloccano" cellulari, centri di medicina e odontoiatria cinese e così via. Quindi prendiamo il solito autobus 12 ("To... Oxford Circus!") e ci fiondiamo al British Museum, che riusciamo a percorrere tutto, correndo un po' nelle parti che ci interessano di meno e fermandoci invece su quelle che secondo me valgono di più: Egiziani, Assiro-Babilonesi e Greci, con una doverosa sosta di fronte ai ritrovamenti del sepolcro di Sutton Hoo. I ritrovamenti vichinghi smuovono sempre il mio amore per i popoli del Nord, ma il fregio del Partenone (a cui quel malnato del mio fidanzato non ha dedicato neanche mezza foto!) è qualcosa che lascia a bocca aperta e che come ogni prodotto dell'arte greca - sarà deformazione professionale - non riesce a non farmi credere che le vette dell'arte e del pensiero siano già state toccate più di 2000 anni fa. Immaginarlo al suo posto sull'Acropoli (che avevo già visto nel 2005) dà un senso di vertigine al pensiero di cosa doveva essere il Partenone quando è stato costruito. Su tutto svetta il bellissimo timpano, con i cavalli di Apollo che salgono dalle acque del mare sul lato sinistro.
Usciti dal British Museum mangiamo hamburger e jacket potatoes al bacon in un piccolo pub inglese, dopodiché andiamo a Temple alla ricerca del cimitero templare di Temple Church; ricerca che sarà destinata a rimanere vana, dato che nel quartiere TUTTO si chiama "templequalcosa" e la gente non ha la minima idea di che cosa parliamo quando chiediamo dove si trova Temple Church (scopriamo inoltre che a scuola nessuno ci ha mai detto come effettivamente un londinese pronuncia church xD).
Alle 16, stanchi di vagare alla ricerca della Chiesa (che nel frattempo dovrebbe pure aver chiuso) decidiamo di andare a vedere il mercato di Camden Town, anche perché io voglio trovare il regalo di compleanno per mia sorella. Camden Town si rivela più "Kothica" del previsto e un paio di negozietti scatenano una accesa discussione fra me e il moroso sul significato di "gotico": io difendo una visione storico-filologica stretta mentre lui si attesta su posizioni discutibilmente neo-wittgensteiniane (sì, 5 anni di filosofia fanno male, se qualcuno se lo sta chiedendo). Comunque, in mezzo a teschi, finti corsetti pieni di pizzo, calze emo e un mucchio di latex riesco a scorgere un paio di bancarelle rosa, fuxia, viola e decisamente glam dove trovo il regalo in questione, col venditore che pur di affibbiarmelo mi fa uno sconto praticamente della metà!
Facciamo poi un giretto per Piccadilly e ceniamo nelle vicinanze in un ottimo giapponese gestito da giapponesi e non da cinesi o da altri orientali, a prezzi ragionevolissimi (20 sterline in due, in un giapponese di pari livello in Italia sarebbe stato almeno il doppio), dopodiché stanchissimi andiamo in albergo a dormire.

Foto di Alessandro


LUNEDI:
Sveglia e colazione come il giorno prima, ma per andare in centro aspettiamo le 9.30, orario in cui possiamo cominciare a viaggiare sui mezzi. Nel frattempo ci fermiamo a scattare qualche foto a Peckham. Scopro inoltre per caso che il nostro fido autobus n.12 attraversa il quartiere dove è ambientato parte de Il petalo cremisi e il bianco di Michel Faber - bellissimo libro che sto leggendo - e perciò accompagno volentieri Ale a fare qualche foto alla chiesetta neo-gotica (stavolta l'aggettivo è usato correttamente :P) di St. Giles.
Qualche scatto anche all'Imperial War Museum e poi prendiamo l'autobus alla volta della National Gallery. Rimango malissimo quando scopro che La vergine delle rocce di Leonardo è stata momentaneamente rimossa per questioni di conservazione, ma mi consolo pensando che ho già visto la copia conservata al Louvre, e mi godo una visita incredibilmente silenziosa e tranquilla nonostante le numerose - ma educatissime e molto ordinate - scolaresche. Ad Ale cedono le gambe, ma non desistiamo e riusciamo a visitare tutta la pinacoteca, che conserva fra l'altro opere di Piero della Francesca, Giorgione, Tiziano, Raffaello, Botticelli, Leonardo, Goya, Velasquez, tantissimi fiamminghi, Constable, Turner, molte opere di Monet (fra cui il celebre quadro delle ninfee, presentato accanto ad uno degli ultimi sullo stesso soggetto), Renoir, Degas, Cezanne, i Girasoli di Van Gogh e tantissimo altro.
Usciti dalla National Gallery pretendo di fare la solita foto coi leoni di Trafalgar Square, ma poi corriamo subito alla Torre di Londra, mangiamo di volata un panino e dopo un paio di foto al London Bridge visitiamo la White Tower, vediamo il tesoro della Corona, la Bloody Tower col museo della tortura e la Medieval Tower e già che ci siamo facciamo un paio di scatti pure coi corvi dalle ali tarpate.
Alle 16 la torre chiude, ma ci concedono di restare fino alle 16.30, e noi decidiamo di assitere alla Evensong all'Abbazia di Westminster, giusto per visitarla gratuitamente. In realtà scopriamo che la cerimonia è molto bella, e allietata da un coro di bambini prodigio, bellissimi e ordinatissimi, oltre che di una bravura incredibile. Hanno eseguito dei brani veramente molto difficili di un autore contemporaneo accompagnati dall'organo con una precisione degna di professionisti, nonché un brano dal Messiah di Handel che mi ha quasi commosso. Stupiti, ma ammirati!, per la pragmaticità della preghiera anglicana ("Preghiamo per la salute della Regina e della casa reale, per l'Ordine di Bath, l'Australia e il Commonwealth!"), riusciamo a dare anche una rapida occhiata alla monumentale tomba di Newton prima di essere salutati da una gentilissima e sorridente sacerdote donna.
Usciti cerchiamo Carnaby Street (senza trovarla) e ci ritroviamo a Soho, che attraversiamo divertiti. Ceniamo in un ristorante indiano sperimentale (e piccantissimo), che vanta però una presentazione dei piatti esteticamente davvero notevole. Concludiamo in bellezza la serata mangiandoci un cheese-cake alla fragola in un bar lì vicino, quindi torniamo all'albergo relativamente presto, perché alle 2.30 dobbiamo essere di nuovo in piedi per andare all'aeroporto.
Per l'ultima volta prendiamo il fido autobus numero 12, e facciamo una corsa fino al capolinea dando un'ultima occhiata a London by night. L'easybus ci raccoglie nuovamente vicino a Baker Street e alle 6.30 ora locale lasciamo il suolo britannico per tornare in Italia (sigh, sob. Perfino Ale riesce ad ammettere che un trasferimento sarebbe auspicabile!).

NB: La disperazione mi coglie già in aereo. A Londra ti dicono "Sorry" tutti dispiaciuti se in un autobus stracolmo all'ora di punta ti urtano per sbaglio con un lembo della sciarpa: qualcuno direbbe che sono falsi e compassati, per me sono semplicemente molto cortesi e rispettosi. In aereo - tengo a sottolineare, mezzo vuoto - la tipica signora italiana tira fuori dalla borsa una quantità di frutta e verdura in parte marcia e decisamente puzzolente, e fra mille sedili vuoti non trova niente di più intelligente da fare che posare tutto sul mio cappotto. Io la guardo, non sono nemmeno arrabbiata, ma semplicemente stupita alla vista della bancarella da mercato ortofrutticolo che si è creata sul sedile accanto al mio, e la signora subito entra in agitazione e comincia ad urlare: "EEEEEEEEH, SUUU, STAI THRANQUILLAAAAAAAAH!!! ECCCHESSSARAAAMMMMAI!!!" (duecento punti esclamativi non renderanno mai a sufficienza il tono). Insomma, Welcome back to Italy ._.

18 gennaio 2010

Dedicati a chi c'era l'8 novembre 2008: Chocolate Chip Cookies!

E' raro ricordarsi la prima volta in cui ci si è cimentati con un dolce: non saprei mai dire quando ho fatto la mia prima bavarese o la mia prima crostata. Per i chocolate chip cookies invece è diverso, ricordo perfettamente di averli preparati il 7 novembre 2008, da mettere il giorno dopo nel cesto regalo da portare agli Epica durante il m&g prima del concerto. Ovviamente raddoppiando la dose, affinché potessero mangiarli anche tutti i partecipanti al raduno...
Quella volta mi ispirai alla ricetta del Cavoletto di Bruxelles, che prevedeva sia zucchero a velo che zucchero di canna e soprattutto molto più burro sulla quantità di farina. Io, poi, li feci esageratamente grandi col risultato che ciascun biscotto poteva essere colazione, pranzo e cena assieme :D Gli Epici Epilli che li assaggiarono, però, sembrarono apprezzare ed è per questo che ora dedico loro una ricetta a mio parere più riuscita. Ed anche sperando che sia un'esca per un raduno della old-guard ;)

Questa versione dei Chocolate Chip Cookies è di un pasticcere che io apprezzo molto, Maurizio Santin: qui la ricetta originale. Li ho preparati però seguendo le modifiche suggerite da Paoletta di Anice&Cannella, una delle mie food-blogger (e fotografe) preferite. Paoletta ha diminuito sia il burro che lo zucchero ed inoltre incorpora il cioccolato prima di aver incorporato tutta la farina (operazione che anche secondo me facilita l'impasto).
La dedica va a chi l'8 novembre 2008... attendeva Maaaaaaaaark e aveva lo stomato troppo chiuso per mangiare (e alla fine ha ricevuto una banana), a chi non riusciva a scrivere "pentola" in inglese perché le veniva in cinese, a chi mi ha tenuto compagnia girovagando per la fiera del disco ed assistendo a scene inquietanti, ai due fratelli che potrebbero sembrare gemelli, alla coppia di conterranei che ha fornito il prosecco (e non solo... ancora grazie), a chi ha visto gli HIM (sigh) 14 volte, a chi è diventato mio parente ma non lo era ancora, a chi ha allietato l'attesa con gli mp3 del cellulare, a chi faceva piani per rapire mia sorella... e anche a chi era in altre faccende affacendato e ha passato i seguenti 14 mesi a lamentarsi di non aver assaggiato i biscotti U_U




Chocolate Chip Cookies di Maurizio Santin, nella versione di Paoletta:
  • 185g di burro
  • 185g di zucchero semolato
  • 370g di farina
  • 5g di lievito in polvere
  • 2g di bicarbonato
  • 200g di cioccolato fondente (io ho usato le gocce di cioccolato perché troppo pigra per tagliarlo a coltello :P)
  • 1 uovo e un tuorlo
  • Un pizzico di sale
NB: Paoletta mette anche un cucchiaino di essenza di vaniglia fatta in casa che io ho omesso. Non avevo in casa vaniglia vera e piuttosto che mettere la vanillina (brrr...) meglio senza.

Tirare fuori il burro dal frigo con almeno mezz'ora d'anticipo, deve essere lavorabile quando si comincia ad impastare. Amalgamare il burro morbido con lo zucchero e il sale fino ad ottenere una crema. Aggiungere l'uovo e il tuorlo e continuare a mescolare. A questo punto mettere la farina setacciata col lievito e il bicarbonato e cominciare ad impastare, quindi aggiungere le gocce di cioccolato e finire d'impastare.

A questo punto formate dei salsicciotti ed avvolgeteli nell'alluminio. La grandezza dei salsicciotti dipende da quanto grandi volete fare i biscotti. Per una grandezza media io ho fatto 3 salsicciotti e mezzo (il mezzo era molto piccolo e infatti ha dato vita a dei biscotti minuscoli!). Mettete i salsicciotti in frigorifero per 30'.

Scaldate il forno a 180°, tirate fuori i salsicciotti e tagliateli a fette di circa mezzo centimetro con un coltello ben affilato. Disponeteli sulla teglia e cuocete circa 15 minuti, o comunque finché non vi sembreranno dorati.


Note:
  1. Ovviamente la temperatura del forno e la cottura dipendono dal forno di ciascuno, quindi guardateli! Passa un attimo dal dorato al bruciatino...
  2. Su Gennarino è stato suggerito da molti di passarli in freezer e non in frigo. Anche questo dipende da quanto è freddo il vostro frigo, nel mio caso è stato sufficiente.
  3. Potete anche preparare i salsicciotti e congerlarli, per cuocerli in un secondo tempo.


07 gennaio 2010

A pelle

La stessa sensazione che avevo vissuto quest'estate all'incontro con Björn Larsson - autore del bellissimo Il cerchio Celtico di cui mi piacerebbe far parlare mia sorella - l'ho rivissuta adesso con la scoperta di Michel Faber. Sono autori per cui, fin dalla biografia, mi è impossibile non provare una certa simpatia. Faber, nella fattispecie, è olandese, ha vissuto in Australia ed infine si è trasferito in Scozia, dove vive in una vecchia stazione ferroviaria vittoriana. Con tale biografia potevo non cominciare a portare a casa qualche libro dalla biblioteca? La simpatia poi è aumentata con l'aumentare delle coincidenze.

Prima di Natale, periodo di concerti e dunque di preoccupazione, oltre che di soddisfazioni naturalmente, pensi in cuor tuo che la Missa Bell'Amfitrit'Altera di Di Lasso non coinvolgerà mai il pubblico e probabilmente non verrà mai eseguita come lui l'aveva pensata... e ti imbatti in A voce nuda, delizioso racconto lungo su un piccolo ensemble vocale rinchiuso a provare in un misterioso castello del Belgio. I personaggi sono delineati con grandissima sensibilità e con un'ottima conoscenza dei luoghi comuni che i musicisti rimproverano ad altri musicisti. Le dinamiche che chiunque abbia provato a cantare in coro conosce si intrecciano qui con rapporti umani più inquietanti e complessi, in un crescendo di attesa che culmina nelle urla che si odono di notte dal bosco...

Ti ritrovi a pensare, poi, che dato che l'unico genere di carne che mangi è rimasto il ragù, potresti anche sollecitare il tuo senso etico, fare un favore a un po' di mucche e maiali e diventare vegetariana. E paradossalmente, proprio negli stessi giorni, dovendo scegliere fra l'ennesimo giallo di produzione scandinava e Sotto la pelle opti per quest'ultimo - Ma sì, cambiamo un po', che ormai è un anno che leggo quasi esclusivamente dei poliziotti di lassù!. Sotto la pelle è un romanzo indescrivibile. Potrei dire che è un romanzo di fantascienza o che fa parte della letteratura cyber-punk distopica, ma temo che nessuna delle due etichette gli si addica. Per di più è un romanzo irriassumibile, perché qualsiasi cosa si dica causa uno spoiler irrimediabile. Sotto la pelle è la storia di un'umana bellissima, ma coperta di cicatrici, che viaggia su una Corolla rossa alla ricerca di autostoppisti, rigorosamente uomini e muscolosi. Vi sembra la classica storia di serial-killer psicotici? Verso pagina 80 cambierete idea, non appena vi verrà rivelato che il concetto di umano è molto più labile di quanto vi si era dato ad intendere...

Chi mi conosce lo sa, quando scopro un autore non me ne stacco più, e leggo tutto ciò che trovo anche a costo di esaurirne la bibliografia. Poi me ne pento, perché ne ho nostalgia e vorrei degli altri libri. Ed un conto è aspettare il prossimo capitolo della storia di Adamsberg, in fondo la Vargas fa uscire un libro l'anno; un conto è quando un autore che ami è morto e tu hai letto tutto ciò che potevi leggere (per questo L'Automne à Pékin di Vian aspetta ancora sulla libreria). Quindi domani andrò in biblioteca, ho già adocchiato Il petalo cremisi e il bianco: fortunatamente Faber è vivo e vegeto nella sua stazione scozzese!



A voce nuda, M. Faber, Einaudi 2005 - Voto: 7,5




Sotto la pelle, M. Faber, Einaudi 2002 - Voto: 9